GUIDO DA VERONA

Napoli, Guida, 1976 - collana "La spirale " - ESAURITO

Guido da Verona, di Antonio Piromalli

Guido da Verona (Saliceto Panaro, 1881 - Milano, 1939), lo scrittore più letto d'Italia negli anni Venti, era stato dimenticato dalla critica dopo la sua scomparsa.
Antonio Piromalli ha il merito di averlo riproposto all'attenzione degli studiosi, già nel 1976, attraverso questa monografia che rappresenta il primo approfondito studio critico sull'opera complessiva del celebre narratore.

Anche nel quadro della sua Storia della letteratura italiana, Antonio Piromalli ha ricollocato criticamente e storicamente l'opera di Guido da Verona, autore che troppo spesso veniva tagliato fuori dalle "storie" letterarie.

Nel 2003, infine, Piromalli ideava ed impostava una collana editoriale dedicata specificamente alla riedizione dei testi di Da Verona e di altri autori rappresentativi della narrativa di consumo, con l'intento di stimolare il dibattito critico intorno a quel periodo storico letterario. A seguito della scomparsa improvvisa di Piromalli, la Casa editirice Pellegrini affidava la direzione di tale collana, intitolata Modelli di narrativa di consumo, al Prof. Tommaso Scappaticci (condirettori Antonio D'Elia e Alberico Guarnieri). Sono stati finora pubblicati i seguenti volumi:

- Guido da Verona (romanzo inedito), Patire fino alla sete, Cosenza, Pellegrini, 2004
- Enzo Magrì, Guido da Verona. L'ebreo fascista, Cosenza, Pellegrini, 2005
- Guido da Verona, Mimì Bluette, fiore del mio giardino, Cosenza, Pellegrini, 2007
- Guido da Verona, Colei che non si deve amare, Cosenza, Pellegrini, 2009

 

INDICE

— Prefazione

p. 11 - I - Componenti psicologiche, miti e kitsch in Guido da Verona

p. 19 - II - Ideologia politica e letteraria

p. 43 - III - Omologie con il costume piccolo-borghese contemporaneo

p. 65 - IV - Il mito del superuomo nei primi romanzi

p. 85 - V - I romanzi delle avventure d'amore

p.153 - VI - I "Promessi sposi" e gli ultimi romanzi

p.175 - VII - Guido da Verona e la critica

 

Questo libro fu dedicato
da Antonio Piromalli all'amico

Ruggero Jacobbi

 

PREFAZIONE

La concezione politica che Guido Da Verona ebbe della realtà fu in ogni momento, quella della destra nazionalista. Egli aderì a interessi, tesi, movimenti che portarono al fascismo, quindi del fascismo volle essere intellettuale organico: vide nel regime un movimento sovversivo di natura piccolo-borghese in cui si esprimeva la rivolta antistatale di gruppi di ex combattenti che erano stati sconvolti dalla guerra e cercò di conquistare, come scrittore, quel pubblico piccolo-borghese che costituì la prima massa fascista. Ma col fascismo G. poteva esaltare anche l'individuo come eroe, superuomo che si distacca dalla massa e che si propone come esempio e modello. Infine, quando il fascismo era diventato ormai regime, G. propose al capo del governo un progetto di fascismo internazionale privo di qualsiasi apertura sociale.

La concezione sociale di G. era fondata sull'individualismo, sul disprezzo delle plebi e sull'antisocialismo. In G. si consumava tutta un'epoca, quella del decadentismo, del dannunzianesimo e lo scrittore, nel tentativo di drammatizzare e liricizzare i suoi temi, giungeva a uno stile parossistico: intonava il paulo maiora dell'erotismo, dell'esotismo, del mortuario, dello splendido; transatlantici, treni di lusso, locali notturni, roulette, abbigliamenti sontuosi, etc. diventavano motivi della sua narrativa; la liricizzazione estetizzante ed esteriore toccava l'acme quando G. descriveva i personaggi creatori di devastazioni, di disastri.

Il successo di G. come scrittore cominciò durante la prima guerra mondiale, con Mimi Bluette; fra il '20 e il '30 fu lo scrittore più letto d'Italia da un pubblico che era educato dallo scrittore a evitare la cultura, a crearsi entusiasmi infantili, a leggere pagine cantanti (il romanzo-canzone), a non sceverare criticamente la realtà e i problemi. Nelle pagine di G. il lettore trovava tutto ciò che era di moda in quegli anni nella psicologia dei ceti medi inferiori: la liricità melodrammatica, l'ardore vitale di passione, l'assaporamento del piacere, la fatalità e la perdizione.

Con la guerra era finito il vecchio mondo prussiano e umbertino, dell'onore di casta, degli ufficiali di sangue blu, etc. ma G. ricreò i mostri sacri del passato e, sotto la dittatura, risuscitò il fascino defunto di comportamenti, di abiti, di voci, di gesti, di miti magici, di narcisismo, di atmosfere teatrali. Trovò un largo pubblico con la larga grande capacità divulgativa dell'autore di melodrammi (vecchio strumento, vecchia dolciura italiana): mescolò ingredienti esotici, motivi pseudo lirici e pseudo drammatici, elementi del costume di vita del tempo quali il tango, il music-hall, il ballroom dancing americani.

Del decadentismo italiano sono stati studiati attentamente i miti degli intellettuali, la consapevolezza storica della conoscenza parziale che gli intellettuali avevano della società, la tendenza della cultura a porsi come universalità separata, staccata dalla società (e alternativa ad essa), la contraddizione tra il ruolo assegnato agli intellettuali dallo sviluppo capitalistico e la coscienza del loro essere sociali. Attraverso un caso documentario, come quello di G., è possibile studiare nodi e grovigli della cultura, di coloro che in essa operavano, in rapporto con la società del tempo. Fin dai primi anni G. si alimentò dei miti necessari alla borghesia imperialistica per espandersi, credette al ruolo egemonico dell'intellettuale borghese, esaltò Bava Beccaris e il colonialismo, scrisse contro le libertà democratiche, contro il socialismo e i lavoratori. Più tardi si esaltò da se stesso come superuomo e avventuriero finché la crisi del suo ruolo effettivo quale intellettuale lo portò al giullarismo: in tale atteggiamento erano le contraddizioni dello sviluppo capitalistico tra le nuove funzioni che la società borghese assegnava all'intellettuale e le antiche certezze, cioè la fondamentale contraddizione « fra il modo sociale di essere degli intellettuali e la coscienza del loro essere sociale » (Carlo Salinari).

G. cercò di difendersi contro la degradazione del ruolo di intellettuale e agitò una sua ribellione contro la letteratura classica e arcadica, contro il Manzoni, contro la morale media e comune, contro la famiglia borghese. Ma la ribellione di G. non toccava, ad esempio, la famiglia borghese in quanto funzionale al sistema capitalistico borghese di produzione e di dominio; l'agitazione era in funzione del superuomo, della superdonna, di personaggi di classe, e non dell'emancipazione; il rivoluzionarismo era in favore del D'Annunzio bellifero e aristocratico, del fascismo antiproletario e antisocialista.

Lo pseudorivoluzionarismo trascinò con sé vecchi miti ottocenteschi, ritardati e gonfiati, liricizzati, ridotti a cascami: era il kitsch, per G. il nuovo lirismo. Su questa strada avvenne l'incontro con quel pubblico con il quale si incontrava il fascismo da operetta, che nascondeva problemi e crisi con parate, enfasi e deliri. G. avvolse i suoi lettori nel fumo delle avventure erotiche ed esotiche e diede l'immagine di una realtà disorganica, di un uomo disorganico, della casualità, della disgregazione (nei romanzi-canzoni dominano le atmosfere di ieri-sempre-mai, morte, suicidio, omicidio, etc.), della mancanza di identità. Il momento di maggiore coscienza del proprio essere sociale fu per G. quando il fascismo gli tolse ogni precedente positiva certezza e volle costringere lo scrittore sotto il solo proprio segno. La costrizione fu tale che lo scrittore dovette passare attraverso le maglie della censura con la satira ma le maglie si strinsero sempre più — con il razzismo — e convinsero G. che non c'era più posto per un intellettuale che volesse essere uomo, che tutto era finito.

Questo nostro studio tende a individuare sociologicamente gli aspetti della conoscenza parziale della realtà che il lavoro intellettuale produceva nell'ambito dei rapporti sociali esistenti e i modi in cui l'attività letteraria di G. si collega con la crisi del ruolo dell'intellettuale. I rilievi sociologici mettono in luce la grande capacità artigianale di G., la varietà e ricchezza dei mezzi di officina consapevolmente usati dal punto di vista ideologico dallo scrittore, appunto per fare presa su quel pubblico. La critica dell'ideologia è un momento essenziale dell'analisi marxista quando il riferimento ai modi di produzione, ai rapporti di classe non è casuale e si aggancia a situazioni concrete, storico-sociali. Tale critica evita anche il pericolo che gli elementi mitici — consumati storicamente — decadano a tradizione o operino negativamente sul presente e consente di conservare i motivi che si sono incontrati con la realtà storica contemporanea.

Roma, 7 gennaio 1975 - A.P.

 

 

 

"Lo studio su Da Verona tende a individuare sociologicamente gli aspetti della conoscenza parziale della realtà che il lavoro intellettuale produceva nell'ambito dei rapporti sociali esistenti e i modi in cui l'attività letteraria di Da Verona si collega con la crisi del ruolo dell'intellettuale.
I rilievi sociologici mettono in evidenza la grande capacità artigianale dello scrittore, la varietà e la ricchezza dei mezzi di officina consapevolmente usati dal punto di vista ideologico dello scrittore per fare presa su quel pubblico.
La critica dell'ideologia è nel volume un momento essenziale dell'analisi quando il riferimento ai modi di produzione, ai rapporti di classe non è casuale e si aggancia a situazioni concrete, storico-sociali".
(da La mia sociologia della letteratura di Antonio Piromalli, su "Problemi" n. 106 - settembre 1996---)

 

Il volume risulta essere disponibile presso le biblioteche sotto elencate
(dal catalogo in rete del Servizio Bibliotecario Nazionale):

 AL0100 - Biblioteca civica - Tortona - AL
CN0002 - Biblioteca civica Giovanni Ferrero - Alba - CN
TO0162 - Biblioteca civica centrale Camillo Alliaudi - Pinerolo - TO
TO0306 - Biblioteca Emanuele Artom della Comunita' ebraica - Torino - TO
MI1234 - Biblioteca del Dipartimento di filologia moderna dell'Università degli studi di Milano - Milano - MI
MN0035 - Biblioteca comunale Roberto Ardigo' - Mantova - MN
PV0293 - Biblioteca del Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell'Università di Pavia - Pavia - PV
PD0343 - Biblioteca del Centro interdipartimentale di servizi di Palazzo Maldura dell'Universita' degli studi di Padova - Padova - PD
BO0304 - Biblioteca comunale dell'Archiginnasio - Bologna - BO
BO0451 - Biblioteca del Dipartimento di italianistica dell'Università degli studi di Bologna - Bologna - BO
MO0089 - Biblioteca Estense Universitaria - Modena - MO
RA0128 - Coordinamento biblioteche scolastiche - Ravenna - RA
RN0013 - Biblioteca civica Gambalunga - Rimini - RN
FI0098 - Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
LU0022 - Biblioteca statale - Lucca - LU
LI0011 - Biblioteca comunale Labronica Francesco Domenico Guerrazzi - Livorno - LI
AN0054 - Biblioteca comunale Francesco Cini - Osimo - AN
AN0092 - Biblioteca comunale Planettiana - Jesi - AN
CS0044 - Biblioteca civica - Cosenza - CS
RCA 43 - Liceo Scientifico Classico - Trebisacce - CS
RCA 68 - Liceo Scientifico Guarasci - Soverato - CZ
RCA CS - Istituto della Biblioteca Calabrese - Soriano - VV
RCA CV - Biblioteca comunale - Vibo Valentia- VV
RC0051 - Biblioteca comunale - Polistena - RC
RCA E2 - Biblioteca comunale - Taurianova - RC
SS0073 - Biblioteca universitaria di Sassari - Sassari - SS