Le parole della libertà

 

di Patrizia Altomare
Letteratura & Società, n.17-18 / 2004

 

Parlava con la scioltezza e il suono della pioggia di primavera. E le sue parole, come le gocce, si concatenavano l’una alle altre senza perdere mai il senso dell’acqua. A volte diventavano un mulinello, che era vortice, dove gli argomenti più vari (ma mai fuori rotta) si scioglievano nei cerchi, per comporre e fermarsi nel cerchio più grande. Parole sovrapposte che ripercorrendo la sfera ritornavano alla sorgente, al punto dell’origine.

Le sue parole non erano mai solo parole. Nell’infinito della cultura si muoveva come il soffio del vento sullo scorrere del fiume. Anche quando gli argomenti erano increspati dal sociale e dalla politica, il punto di vista letterario era l’onda che cavalcava ciottoli arrotolati per respirare mare. Ed era solo suo il modo di fare ironia sul mondo che lo circondava e viveva: le Lettere vanitose (scrittura graffiante eppure sorridente), fra la sua molteplice produzione, credo che siano gli scritti che più gli somigliavano. Sorrideva, lui, il maestro di tanti, il maestro di tutti noi calabresi. Non perdeva mai il senso dell’ironia, così come non smarriva mai il rispetto per gli altri, la considerazione della vita. Ma non era cieco, osservava con lo sguardo di un’aquila che vedeva oltre. Scopriva praterie a molti invisibili, ignorava l’ignoranza e la combatteva.

Potrei scrivere un libro seguendo la corrente delle sue parole. Potrei scrivere un saggio sulla sua saggezza, ma non sono mie le doti per poter solo scalfire la grandezza di quest’uomo. Ed allora voglio continuare, ma a modo mio, come mi è più consono, prestandomi parole dal romanzo della vita, scorrendo righe come se fossero favola, inventando soffi che mi ricordino la poesia.

Ed inizio, come in una fiaba:

C’era una volta, appena ieri, un uomo che sembrava venuto da un altro mondo, un mondo a noi del ventunesimo secolo sconosciuto. Pareva uscito da un libro in cui il protagonista era un gentleman. Il libro raccontava una storia narrata dal personaggio principale, dove la storia diventava avventura: l’avventura della vita. Parlava parole strane ad uomini e donne. Perfino il cielo s’apriva per guardare incuriosito e per ascoltare attentamente ciò che gli esseri celati in esso pur sapevano. Ma le ali degli esseri celesti si scioglievano in volo, per rasentare la terra e vedere da vicino il volto di tanta sapienza conoscitiva.
‘Non avrà mai mangiato la mela del peccato?’ Chiese, un giorno, un’ala ad un’altra ala.
‘Non lo so… Ma, dove è andato a finire? Non lo vedo più’.
I treni, nati apposta per lui, sbuffavano vapori bianchi e formavano fogli, fogliettini, biglietti, che presto si tingevano con il blu dell’inchiostro, anche questo donato dal cielo aperto.
‘È sopra quel treno. Seguiamolo’. Disse l’altra ala all’ala.

Scriveva, il nostro gentleman, che fosse in uno studio, in un treno, in una camera d’albergo, poco gli importava. L’essenziale era prendere appunti per raccontare una nuova parola, far vivere o rivivere l’avventura della vita, scritta già dalla storia della Letteratura e della Società.

Fra le nebbie padane non si è mai perso, eppure il suo cuore si è smarrito fra le langhe, inseguendo un cappotto verde, e dentro c’era l’amore col nome che sapeva di conquista: Victoria. E le ali degli esseri celesti si sono fermate, per respirare l’aria di un qualcosa a loro sconosciuto. Ed anche quando l’aria è svanita, il cappotto verde è rimasto intriso di poesia.
E la storia continua, fra sbuffi di treni, amici amanti di parole che non sanno di nebbia, che sanno poco dell’amore per una terra che non riesce a togliersi dalle vene, come se fosse la linfa delle sue stesse radici.
‘Ma è la sua terra’. Disse, un altro giorno, l’ala all’altra ala.
‘È qui che vuole restare. Facciamo in modo che ciò avvenga’.
‘È presto, aspettiamo un altro lembo di cielo. Ho voglia di sapere quello che ha ancora da dire’.
E giorno dopo giorno, il nostro protagonista ricomponeva il libro della cultura, per la sua gente, per la sua terra. Ma è un gentleman, non può solo rilegare il sapere nei libri, lui è speciale, è il personaggio principale della storia. Diceva: ‘…devo fare altro. Fino alla fine’… La fine!
Se potessi raggiungere le vette più alte
vedrei l’aquila con le sue ali
– l’ala e l’altra ala –
percorrere sorrisi di guerre e miserie
nuotare mulinelli di prosa e poesia.
Ma le nuvole bianche dove sono?
‘Sparse nel cielo’
‘Guarda bene. C’è un cappotto verde’.

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