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Rassegna del Fondo Antonio Piromalli / Lorenzo Calogero / p.1


Lorenzo Calogero


 

(28 maggio 1910 – 25 marzo 1961)  

 

 

Il Fondo Antonio Piromalli
aderisce alle celebrazioni dell'anno calogeriano

 

[ logo ideato da Nino Cannatà - http://www.lorenzocalogero.it/?page_id=617 ]

 

 

 

 

 

L'OMBRA ASSIDUA DELLA POESIA
Lorenzo Calogero 1910 - 2010


Convegno internazionale
(Melicuccà - Palmi, 1-2 febbraio 2010
Arcavacata di Rende 4-6 febbraio 2010)

 

 

 

Si riporta di seguito il testo delle tre liriche di Lorenzo Calogero presentate nella Antologia della letteratura calabrese:

 

- UN UOMO

- COME LA PENA DEL POETA

- MA NON M'INTERESSA PIU' LA VITA

 

a cura di Antonio Piromalli
e Carmine Chiodo, Cosenza,
Pellegrini, 2002, pp. 243-247

 

 

LA POESIA DI LORENZO CALOGERO E LA CRITICA PIROMALLIANA

 

Nel corso degli anni l'attenzione di Antonio Piromalli si è soffermata più volte sull'opera poetica di Lorenzo Calogero,
delineandone una prima sistemazione critica e proponendo indicazioni di metodo utili all'approfondimento degli studi:
il primo contributo risale al 1962 (anno di edizione delle Opere poetiche); l'ultimo è stato pubblicato postumo nel 2004.

Per ricordare l'opera di Lorenzo Calogero nel centenario della nascita
il Fondo Antonio Piromalli raccoglie e qui di seguito ripropone tali scritti critici
alla lettura degli studiosi e di tutti coloro che oggi si accostano, sempre più numerosi, ai versi di Lorenzo Calogero.

 

"[...] E' il primo dei volumi che comprenderanno l'enorme produzione del Calogero, ricca di straordinario fascino lirico ed umano. Lorenzo Calogero ha amato come suprema aspirazione, in tempi come i nostri, la poesia;

[...] il suo esempio - e per questo ha valore - è in contrasto con i tempi nostri, è una forma di opposizione agli aspetti negativi e superficiali di tanta umanità che si crogiola in miti ed in appagamenti di estrema facilità.

[...] Un fenomeno raro nella storia delle nostre lettere, in cui il poeta, lo scrittore, il letterato sono sempre aulicamente contornati da una corte, è una vita oscura, senza amici, senza complici, «una dedizione disperata e mostruosa» alla poesia, scrive il Sinisgalli a cui va il merito di avere premiato il poeta a Villa S. Giovanni, insieme con Falqui, Baldini, Doria, Solmi, Angioletti, Selvaggi.

[...] Eppure quando Calogero pubblicò le sue prime cose in certi ambienti di arretratezza ed arcadica cultura della Calabria, di non-cultura (per interderci la rivista «Battaglia letteraria») la comprensione e la intelligenza furono la stroncatura. Calogero era il poeta ermetico che doveva essere eliminato perché ne avrebbero patito i destini della patria: ermetico diventava, in una assurda stroncatura, chiunque usciva fuori dall'arcadia bucolicamente e supinamente paesana.
Intanto Calogero moriva, di amore angelico verso la poesia: in lui il pessimismo calabrese e meridionale si innalzava in una poesia tecnicamente alta, solenne liricamente".

 

 

La poesia di Calogero
recensione a Lorenzo Calogero, Opere poetiche (Milano, Lerici, 1962), in «La Serpe», dicembre 1962;

poi in «Chiarezza», marzo 1963; e in «Idea», XIX, n. 3, marzo 1963;

versione ridotta in Gazzetta del Sud, 25 febbraio 1964, Se non si è nel giro non si esiste.

 

 

 

 

 

Poesia di Lorenzo Calogero, in «Idea», agosto 1965.

 

 

"[...] Un fenomeno raro è anche la sua poesia, priva di retorica ed essenziale, chiusa, aggrovigliata, vitale, arabescata. Il mondo lirico di Calogero è delicatissimo e musicalissimo ma si tratta di una musicalità filtrata, in cui i contorni delle ideazioni e delle immagini sono trasfigurati come attraverso un fuoco azzurro che li assottiglia e li fa evaporare. Sono poesie di amore, ma amore per il poeta calabrese — che vagheggiò le sue creature con la fantasia — è alto tono lirico tassesco, leopardiano. Siamo nelle alte regioni del sentimento [...].

In Calogero l'immagine femminile lungamente vagheggiata non è quella comune ai poeti ermetici ma si è fusa con la realtà del poeta uomo meridionale di alti sentimenti, non è diventata letteratura. La cultura è fusa con il dolore umano di un poeta incomparabile ora teneramente limpido ora focosamente barocco, un esempio unico nel nostro Novecento.

[...] Amore e morte sono tragicamente rivestiti in Calogero di una condizione umana che ha le sue radici in una realtà della Calabria e del mondo contemporaneo".

 

 

 

La letteratura calabrese,
Cosenza, Pellegrini, 1965 1° ed, pp. 218-221;


 

Napoli, Guida, 1977 2° ed, pp. 202-204.

 

 

 

"La poesia di Calogero, pur nella sua apparente atemporalità e astoricità, non può essere avulsa dal naturale terreno di crescenza della Calabria in cui Calogero quasi sempre visse.
Si ripete in Calogero il poeta-personaggio chiuso in se stesso, il poeta dei primi secoli della cultura calabrese che pareva aver trovato un ubi consistam nel secolo dei lumi e che era, invece, rinato con il romanticismo e rifiorito con i tardo-romantici e la poesia del Novecento. Il poeta-personaggio in Calabria non ha trovato il modo di agire, non ha trovato la condizione di società e di cultura che gli consentisse di inserirsi nel mondo.
A ciò va aggiunta la particolare psicologia che ha contraddistinto l'uomo colto in Calabria, il sentimento dell'assoluto, della giustizia, dell'esistenza per porre un'altra base fondamentale, quella ontologica e gnoseologica, al fine di intendere l'eccezionale platonismo, la metafisica intellettuale e sentimentale di Calogero.

[...] Immagini di angoscia e di pura luminosità, di estenuata dolcezza, di assoluta fantasia, di massima irrazionalità, hanno l'alto sostegno del tono lirico, per cui Calogero è lontano dal tono, che qualche critico ha voluto inventare, del poeta maledetto. Manca in lui l'esaltazione del morboso, del vizio, manca la rivolta contro la società (egli visse fuori della società, non contro: ma questo è, invece, un modo di essere, una condizione di estremo esaurimento romantico, di rassegnazione alle antinomie della cultura e della società)".

 

 

 


Lorenzo Calogero, in Letteratura italiana. I contemporanei, v. 3
[
Formazione poetica di Lorenzo Calogero. Vita e poesia. I primi versi. Le altre opere. Sistemazioni critiche. Bibliografia], Milano, Marzorati, 1969, pp. 587-608.
Saggio ripubblicato con modifiche in: Studi sul Novecento, Firenze, Olschki, 1969, pp. 209-229;
«Nuovi quaderni del Meridione», lug-set 1970, n. 31, pp. 1-19;
Società e cultura in Calabria tra Otto e Novecento, Cassino, Garigliano, 1979, pp. 97-125;
Letteratura italiana. Novecento
[Lorenzo Calogero. Vocazione lirica e mistica della parola, per la contemplazione dell'immaginario: stilnovismo e metafisica esistenziale, «oscurità» ermetica e risignificazione verbale, nella tradizione tonale mediterranea], Milano, Marzorati, 1979, pp. 8295-8315.

 

 

"[...] Ci pare che sia ormai necessario studiare severamente Calogero, potando molta sua produzione di consumo tardoermetica, esaminando la sua figura di intellettuale, le sue idee, i condizionamenti dell'ambiente calabrese, scegliendo - infine - una antologia delle sue liriche compiute (e compiutamente belle) tra le moltissime anche informi che ci rimangono, commentandone le situazioni, le immagini, la lingua: ciò è più utile delle proclamazioni di grandezza e di universalità e pone le basi per un giudizio storico e artistico sulla sua poesia. Allo stato attuale manca la possibilità di un esame sistematico dell'attività poetica di Calogero ma manca anche la possibilità di dare un giudizio, integralmente, su un determinato periodo dell'attività o di confrontare i diversi momenti. Un determinato periodo può essere studiato integralmente quando è corredato dalle varianti e, soprattutto, dalle meditazioni estetiche sincrone che Calogero esponeva nei quaderni non ancora editi e di qualcuno dei quali abbiamo avuto conoscenza. Il nostro discorso mira a fissare i prolegomeni, gli avviamenti allo studio filologico, storico, linguistico, estetico sia per leggere Calogero che per intendere il suo sistema.

Tale impegno istituzionale filologico-storico-estetico è mancato perché Calogero è caduto in mano ai dilettanti, ai giornalisti del caso Calogero i quali hanno rappresentato nel poeta il folle, il profeta, lo sventurato ambientale ecc. senza riuscire a penetrare nella visione disperata e lacerata del mondo, ansiosa di ricomposizione che affida alla poesia una responsabilità conoscitiva (il dolore fa maggiormente conoscere la realtà) in chiave orfica. La mancanza di conoscenza integrale dei testi ha portato al romanzeggiamento intorno all'universalità di Calogero, alle forzature provinciali, all'identificazione fasulla tra vita e arte, a giudizi impressionistici (ma qualche studioso si è dedicato umilmente all'esame testuale e all'esplicazione). La conoscenza parziale non può attuare il rimando all'unità ideale dei testi (che esiste solamente nell'ipotesi fatta da un lettore pigro), alla circolazione dei temi, soprattutto nel caso di un poeta che varia, nel suo laboratorio, i temi particolari".

 

 

 


La letteratura calabrese,
vol. II - Il Novecento, cap. II -
La lirica del Novecento.
Francesco Tropeano, Lorenzo Calogero, Alba Florio
.

Cosenza, Pellegrini, 1996 3° ed
pp. 53-67.

Pagine in parte edite in:
Scacco esistenziale e forma poetica in Lorenzo Calogero,
in «Calabria sconosciuta», a. VI, n. 21, gennaio-marzo 1983, pp. 17-23;

e: Nuove precisazioni su Lorenzo Calogero, in «La Provincia di Catanzaro», fascicolo monografico su Lorenzo Calogero, luglio-agosto 1983, pp. 34-41.

 

 

 

"Il primo richiamo da me fatto, nello scritto marzoratiano su Lorenzo Calogero (Letteratura italiana, I Contemporanei, III, Marzorati, Milano, 1969, pp. 587-608), è stato quello di non confinare il poeta fuori del tempo e della storia, ma di misurarlo con le tendenze proprie, con quelle del tempo, con le esperienze compiute, con la condizione dell'intellettuale in Calabria e nelle altre regioni. Il richiamo mirava a non fare dissolvere il poeta in un pulviscolo indefinito e inqualificato come facevano i romantici attardati che veleggiavano negli assoluti dell'indicibile e dell'ineffabile (e Calogero aveva i suoi romanticismi e i suoi orfismi: che dovevano essere qualificati con i rami della poetica).

Il secondo richiamo è stato quello di non confondere il poeta con un caso, di non fare di Calogero un poeta maledetto poiché le stigmate del maledettismo (che è datato storicamente) in lui sono del tutto assenti. La migliore critica ha studiato la poetica di Calogero nelle sue varie forme; contemporaneamente, si è formata una paccottiglia (che critica non è) che ha malmenato il poeta, trasportandolo verso le più impensate evasioni e romanzeggiandone vita e morte".

 

 

 


Su Lorenzo Calogero
recensione a L. Calogero, Antologia, a cura di Renato Meliadò, in «Confronto», a. XXIV, n. 1, gennaio 1998, p. 3; poi in «Pomezia-Notizie», a. VI, giugno 1998, pp. 3-5.

 

 

"Le circa duemila pagine da noi esaminate del diario continuo di Calogero comprendono non più di due anni della sua attività (1935-36) e costituiscono soltanto un momento della produzione giovanile, e tutte le affermazioni dello scrittore sono riferibili a quel momento [...].

L'intero sistema formale di Calogero è da studiare da parte di un gruppo di lavoro che legga tutti gli scritti editi e inediti, li storicizzi, esamini gli elementi del sistema espressivo: le ripetizioni corrispondenti allo sterminato disordine fenomenico, le orchestrazioni dei suoni e dei colori.

I toni del parlato, dell'assolo, del confidenziale, la sintassi, la metrica, la musicalità come elementi che mirano a eludere il reale e ad attingere una unità, i colori che sono relativi a taluni stati psichici.

[...] Malattia, dolore, fisiologia e biologia avevano indotto Calogero a creare mondi iperurani e a vivere per essi da poeta, a sperimentare i tentativi di assoluto; la conclusione è lo scacco totale, del mondo immaginato e di quello reale, ma il poeta ha lasciato -soprattutto negli ultimi anni- un'impronta originale che rimane come un segno della migliore poesia del Novecento, quella dell'angoscia della vita".

 

 

 

 

Manoscritti anni Trenta di Lorenzo Calogero (I primordi della poesia di Lorenzo Calogero),
in Lorenzo Calogero poeta - Atti della Giornata di studi (Melicuccà, 13 aprile 2002), a cura di Giuseppe Martino, Vibo Valentia, Qualecultura - Jaca Book, 2004, pp. 21-61.

 

 

 

Melicuccà, 13 aprile 2002

Giornata di studi su Lorenzo Calogero

con relazioni di Antonio Piromalli, Tommaso Scappaticci, Carmine Chiodo, Rodolfo Chirico; presidenza Paolo Martino

Foto centrale: Antonio Piromalli intervistato all'inaugurazione del monumento funerario a Lorenzo Calogero

Foto laterali: davanti alla casa di Lorenzo Calogero, Antonio Piromalli tra Tommaso Scappaticci e Carmine Chiodo

 

 

 

1968: dopo aver redatto per Marzorati (I contemporanei) la voce «Lorenzo Calogero», Piromalli promuove
un più ampio studio critico su Calogero nell'ambito della collana di "Studi di letteratura calabrese"
da lui diretta:
Antonio Testa, La poesia calabrese nel Novecento: Alba Florio, Lorenzo Calogero, Cosenza, Pellegrini, 1968.

2002: tra gli ulteriori studi calogeriani promossi da Antonio Piromalli, si ricordano i più recenti:
Tommaso Scappaticci, 'Nella lontananza del sogno': l'inquieta visionarietà di Lorenzo Calogero;
Carmine Chiodo, La ricerca linguistica di Lorenzo Calogero e alcuni poeti del Novecento.
in Lorenzo Calogero poeta - Atti della Giornata di studi (Melicuccà, 13 aprile 2002),
a cura di Giuseppe Martino, Vibo Valentia, Qualecultura - Jaca Book, 2004.
Di T. Scappaticci si segnala inoltre: La donna nella lirica visionaria di Lorenzo Calogero, Palmi, REM, 2003.

 

 

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