Editoriale
di Tommaso Scappaticci
La prima iniziativa presa dopo l’assunzione della direzione di «Letteratura & Società», nel giugno 2003, fu quella di programmare un numero speciale della rivista da dedicare interamente al ricordo di Antonio Piromalli. Si trattava di un omaggio doveroso a chi, con il sostegno dell’editore Pellegrini, aveva concepito l’idea di un periodico che sapesse affiancare lo spessore culturale e la ricchezza dei contenuti a una agevole accessibilità, facendone uno strumento in grado di raggiungere non solo il pubblico degli addetti ai lavori. E non c’è dubbio che siano state le doti di intraprendenza intellettuale e di intensa operosità del direttore a consentire a «Letteratura & Società» di occupare uno spazio non del tutto marginale nell’attuale dibattito culturale, con una fisionomia che la differenzia dal modello canonico della rivista erudita e accademica. Alla sua riuscita hanno contribuito collaboratori provenienti da varie discipline, ma negli orientamenti, nel taglio, nelle stesse tematiche affrontate, essa rimane la rivista di Piromalli, vera creatura e proiezione degli interessi e del metodo di chi l’ha ideata e diretta per quasi cinque anni.
Ma l’intenzione di allestire un fascicolo commemorativo non scaturisce solo dalla volontà di ricordare il fondatore di un periodico, per quanto interessante e originale esso possa essere, né dall’obbligo morale di quanti abbiano avuto legami di amicizia o debiti di riconoscenza nei confronti di Piromalli. Alla base dell’iniziativa vi è anche la convinzione che egli abbia svolto un ruolo rilevante nella cultura italiana dell’ultimo cinquantennio, con studi che, in diversi casi, hanno segnato una tappa fondamentale nell’evoluzione della critica letteraria, aprendo nuove prospettive di indagine o proponendo una diversa impostazione di vecchi nodi problematici. Alla dimensione affettiva, del grato ricordo di amici e collaboratori, si affianca l’esigenza di riflettere su un patrimonio di pensiero e di scritti che merita di essere indagato per metterne in luce la carica innovativa, gli spunti illuminanti, magari gli aspetti da approfondire o da controbattere con argomentazioni ispirate ad altri criteri di lettura.
Non un elogio programmatico, che avrebbe privato il fascicolo di serietà critica e non sarebbe piaciuto allo stesso Piromalli, ma un primo riesame di una personalità che ha lasciato tracce in diversi settori, dalla storiografia letteraria alla poesia, dall’organizzazione culturale alla polemica di impegno etico-civile. Pur senza escludere la possibilità di dichiarazioni di simpatia e di affetto (comunque indicative del fascino esercitato dalla disponibilità dell’uomo e dalla vasta cultura dello studioso), si è inteso soprattutto instaurare un discorso che chiarisse i lineamenti del suo metodo critico, i caratteri della sua produzione poetica, particolari questioni affrontate in una lunga e intensa attività intellettuale. Quanto, insomma, possa apparire interessante sia per quello che ogni suo scritto significò al momento della pubblicazione, nel quadro storico-culturale del dibattito di idee in cui esso si inseriva, sia per la lezione che se ne può ricavare ancora oggi e che, forse, è destinata a durare nel tempo.
Questo numero speciale di «Letteratura & Società», del resto, segue a una serie di altre iniziative prese nei mesi successivi alla scomparsa di Piromalli, quando conferenze e convegni sono stati organizzati in vari centri della penisola a ricordare la figura dello studioso. Se ne sono avuti non solo in Calabria, dove era quasi scontato il rimpianto per chi, più di ogni altro, ha contribuito a far conoscere e valorizzare la cultura regionale, ma anche in Friuli, in Emilia-Romagna, a Roma, a Cassino (dove la Facoltà di Lettere ha deciso di intitolare a lui un’aula della sede universitaria), e ancora altre manifestazioni sono previste nei prossimi mesi. Tutte occasioni di incontro che dimostrano la diffusa coscienza dell’incidenza dell’azione culturale svolta da Piromalli a livello nazionale, ma confermano anche la legittimità di quanto l’editore e la nuova direzione hanno deciso di fare in onore del fondatore della rivista.