UN CORNO D'AVORIO
In queste notti di agosto
ora che sei nell'infinito (in secoli e spazi incurvati che vanno sempre più lontani)
un corno d'avorio mi chiama fra gli astri e gli abissi
del mare e della terra e fra le rive sottili del sonno);
circola il suono in ellissi
grandiose, in emanazioni luminose
più vive dei sogni:
dovunque, sei tu che mi mandi
onde di pensieri, nasse di angeli,
di colori, guglie, spirali di punti,
cattedrali-meduse:
ma nessun segno astrale
vale il tuo respiro di parole vive;
nulla consola
il mio allucinato perire.
Rimini, 14 agosto 1995
|